Nei prossimi mesi sarà fondamentale monitorare come evolverà l’applicazione pratica di queste regole e se si riuscirà a garantire equilibrio.
A partire dal 30 novembre 2025, la normativa sugli autovelox in Italia ha subito un’importante svolta, con l’introduzione di regole più stringenti per la validità delle multe emesse tramite questi dispositivi.
La novità principale riguarda l’obbligo di registrazione degli autovelox su un portale ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), con l’obiettivo di garantire maggiore trasparenza e correttezza nella gestione dei controlli sulla velocità.
Nuove regole per la validità delle multe da autovelox
Da ora in poi, soltanto gli autovelox inseriti nell’elenco ufficiale del MIT potranno emettere sanzioni amministrative valide. Gli altri dispositivi, anche se funzionanti, devono essere disattivati, poiché le multe rilevate con strumenti non censiti potranno essere facilmente contestate e dichiarate nulle davanti al giudice di pace.
Questo censimento nasce dalla necessità di contrastare la percezione diffusa che gli autovelox vengano utilizzati principalmente per “fare cassa” e per ridurre i margini di arbitrarietà nelle procedure di accertamento delle infrazioni.

Gli enti locali – tra cui Comuni, Province e Regioni – hanno l’obbligo di inserire sul portale ministeriale una scheda dettagliata per ogni dispositivo. Questa scheda comprende dati tecnici e amministrativi quali marca, modello, numero di serie, tipologia (fisso, mobile, temporaneo o permanente), localizzazione, software e firmware utilizzati, oltre agli estremi del titolo autorizzativo, cioè se si tratta di omologazione o approvazione, e l’eventuale presenza del box di protezione.
La banca dati nazionale sarà pubblica e consultabile da chiunque, inclusi cittadini, avvocati, giudici e forze dell’ordine. Tale trasparenza permetterà di verificare rapidamente la regolarità degli autovelox al momento dell’infrazione, facilitando così la contestazione in caso di dispositivi non registrati.
Il nodo giuridico tra omologazione e approvazione degli autovelox
Nonostante il nuovo sistema di censimento rappresenti un passo avanti significativo, resta aperto il delicato tema della distinzione tra omologazione e approvazione degli autovelox, un punto che ha generato numerosi contenziosi negli ultimi anni.
L’articolo 142 del Codice della strada stabilisce che solo le apparecchiature omologate possono costituire prova valida delle violazioni dei limiti di velocità. Tuttavia, la Cassazione ha più volte ribadito che l’approvazione non è equivalente all’omologazione, portando all’annullamento di multe emesse con dispositivi solo approvati.
Dal canto suo, il MIT sostiene che approvazione e omologazione siano procedure alternative e pienamente equivalenti, entrambe previste da specifici articoli del Codice della strada. Il Ministero avverte che un’interpretazione troppo rigida del requisito dell’omologazione potrebbe compromettere la sicurezza stradale.
Di conseguenza, nonostante la registrazione sul portale, un autovelox potrebbe comunque essere considerato illegittimo se non omologato secondo la giurisprudenza della Cassazione.
Impatti e prospettive per gli automobilisti e le amministrazioni locali
La nuova normativa introduce quindi un archivio pubblico e un maggiore ordine nella gestione degli autovelox, offrendo agli automobilisti uno strumento in più per controllare la correttezza delle multe ricevute.
Inoltre, i principali sistemi di navigazione e le app per smartphone potranno integrare i dati aggiornati dal portale ministeriale, mostrando solo gli autovelox effettivamente registrati e riducendo così le false segnalazioni.
Tuttavia, permangono incertezze operative per gli enti locali, che dovranno garantire la tempestiva registrazione degli strumenti, e si prevede un possibile aumento dei ricorsi giudiziari, alimentati proprio dal conflitto normativo e interpretativo tra MIT e Cassazione.